Ricordiamo sempre che nutrirsi dovrebbe essere un atto di piacere, non solo una necessità o una prescrizione rigorosa. Nel lontano 1979, il filosofo italiano Giorgio Agamben diede del gusto una definizione molto attuale: gusto è piacere che conosce, sapere che gode. La pubertà è un periodo nel quale il giovane tende a rovesciare ogni singola teoria dell’adulto spinto dalla volontà di affermare se stesso. Pur tuttavia, se nell’infanzia il regime alimentare è stato vario, se si è lasciato al bambino lo spazio per sperimentare, fare esperienze e formare autonomamente le proprie preferenze, se nulla è stato brutalmente imposto senza spiegazioni e si è riusciti a trasmettere un messaggio positivo e costruttivo, durante l’adolescenza si avranno sicuramente minori resistenze.
I ragazzi in questa fase passano dalla dipendenza dai genitori al possedere vari gradi di indipendenza, anche nel cibo. È vero che in questo periodo si manifesta un’attrattiva maggiore verso gli odori e i gusti del fast food e del junk food - il cosiddetto cibo spazzatura -, ma senza necessariamente demonizzarli, possono essere concessi una tantum senza sottolineare troppo il fatto in sè e non accadrà nulla, cosí come per una fetta di torta ricca di zuccheri raffinati, a patto che nel quotidiano venga rispettata una dieta equilibrata e sana.
Cerchiamo di portare avanti, come nell’infanzia, la convinzione che il cibo delle occasioni sia solo delle occasioni speciali, non un nemico da combattere. A livello scientifico ricordiamo che il sistema cerebrale umano del gusto che si sta pian piano formando e sta maturando in questa fase di transizione verso il diventare adulti, riflette queste tendenze; i livelli cognitivi superiori del cervello, le aree nella corteccia prefrontale sono infatti ancora in fase di sviluppo. Tra questi sono incluse anche le aree del sistema cerebrale umano del gusto, che stanno sviluppando i loro ruoli chiave nella creazione delle immagini del gusto e di quelle associate del desiderio. Una particolare attenzione da parte del genitore al quadro generale, al tipo di approccio che il ragazzo o la ragazza hanno verso il cibo, permette di cogliere precocemente segnali di allarme, talvolta ancora non completamente manifesti e prevenire l’insorgere di patologie legate ai disordini alimentari. È infatti durante la pubertà che queste anomalie si fanno strada proprio perché in questa delicata fase di crescita l’individuo in formazione è più fragile; i BED infatti - binge eating disorder, cioè i disturbi da alimentazione incontrollata - emergono maggiormente in contesti familiari in cui manca una buona empatia e prevalgono disarmonia e criticismo.

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